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21 Marzo 2025Fiorella.
Si chiama Fiorella e ha 18 anni, solo 18 anni e ha già conosciuto la paura, il ribrezzo e
l'umiliazione.
Era qui, nel mio studio legale, seduta sulla sedia di fronte a me, separate solo dalla mia scrivania piena
di carte e con i codici in bella vista.
I codici.. Il mio Maestro mi disse che i codici contenevano le brutture del mondo.
Non capii, allora, cosa volesse dire, ma con il tempo scoprii che aveva ragione.
Fiorella si è scontrata con una di quelle brutture, ha subìto l'orrore; e ora è qui, in parte piegata su se stessa,
in parte a testa alta, vuole reagire, vuole giustizia per essere stata stuprata.
Stupro.
Migliaia di donne, nei secoli, lo hanno subito e ora, nel 1979, una di loro, Fiorella, ha trovato il coraggio
di reagire,lei pertutte.
Vuole affrontare il processo, per la sua dignità, perché non succeda di nuovo.
Nonostante tutto e tutti; sa già quello che succederà, sa che rischia di trasformarsi da vittima ad
accusata, sa che tenteranno di screditarla, sa che sarà sottoposta alla crudeltà delle domande invasive
e tendenziose, al sospetto e alle chiacchiere di curiosi.
Ma non le importa.
Il suo coraggio è diventato il mio, ho sentito sotto la pelle il suo desiderio di giustizia.
Ho detto sì, sono diventata il suo difensore.
Ho affrontato ilprocesso con tutta la forza e la caparbietà di cui disponevo.
Ho combattuto contro il pregiudizio della donna stuprata perché se l'è cercata, quel pregiudizio che entra
nelle aule di giustizia attraverso i difensori degli imputati “ perché solo se la donna viene trasformata in
un'imputata, solo così si ottiene che non si facciano denunce per violenza carnale”
E oggi, nell'aula di udienza il giorno della sentenza, quando mi sono alzata in piedi per l'arringa,ho detto
di essere in quell'aula “prima di tutto come donna e poi come avvocato"e che la presenza di tante
donne a sostegno di Fiorella aveva un significato.
E ho detto:
“Che significa questa nostra presenza?
Ecco,noi chiediamo giustizia. Non vi chiediamo una condanna severa, pesante,esemplare,non
c'interessa la condanna. Noi vogliamo che in questa aula ci sia resa giustizia, ed è una cosa diversa.[
Una donna ha il diritto di essere quello che vuole, senza bisogno di difensori.
Io non sono il difensore della donna Fiorella.
Io sono l'accusatore di un certo modo di fare processi per violenza.”
Gli stupratori sono stati condannati.
Giustizia è stata fatta, ma solo secondo il codice.
Al difensore resta l'amarezza di un processo che troppe volte mette la vittima sul banco degli
imputati e la offende nell'anima.
Mi chiamavano “L'avvocato delle donne”, ma per tutte sono solo Tina.